MARCOMORGAN

Morgan il 28 febbraio a Prato...

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vonkleist
view post Posted on 8/3/2009, 20:40 by: vonkleist




Salve, l'articolo sul concerto che avete postato e una certa amarezza che perdura mi hanno spinta ad iscrivermi (ma seguo da tempo il forum) per postare qualche riflessione. Anche io ero al concerto. Anche per me ha tirato troppo la corda. Lo dico nonostante tutta la benevolenza che egli normalmente suscita nella sottoscritta.
C'era una specie di freddezza di M; si sentiva la fatica di un concerto che non c'è e che tutti quelli che non sono lì per guardargli le ginocchia attraverso gli strappetti negli orrendi cavallijeans sentono non esserci. Perché un concerto non è solo metter in fila dei pezzi. perché in fondo, questa storia del juke boxe vivente, della scaletta inesistente e delle richieste estemporanee non mi convince: può essere sensata, ma non necessariamente lo è, dipende dalla serata, dalle persone, altrimenti è un vezzo, questo sì, un po' 'accademico', o, peggio, un alibi. La sua energia è stata molto bassa nella prima parte del concerto.
Certo anche per una non intesa fatale con chi lo ascolta. A modo suo 'tasta' il pubblico; nella lunga pausa di Orpheus fa più volte un gesto leggero con la mano in un momento di sospensione come a dire aspettate un momento, godiamoci la tensione del silenzio di questo pezzo. Ma naturalmente scatta un applauso fastidioso e ciò avverrà a più riprese. Ad 'agapornis' era chiaro che molti lì non conoscevano le sue canzoni, ma io non credo sia un problema. Il problema mi pare questo: una parte di persone sono lì con le proprie orecchie e cuore (collegati) e con l'attitudine di un ascolto empatico e attento, indipendentemente dall'età e dal fatto che conoscano le canzoni (e del resto, mi pare che non ami più suonare le proprie canzoni, sbaglio?) e poi…poi c'è, molto semplicemente, il pubblico televisivo. Non saprei come altro chiamarlo. Moltitudo televisionis.
Sono lì solo per vedere riprodotti sotto i loro occhi i gesti che hanno visto nella scatola magica. Non hanno mai visto pizzicare la corda di un piano, svengono. E quel pubblico è disinibito ragazzi, smanioso di far risuonare la propria stronzata nel mezzo di una sala da concerto. Uno gli urla "abbasso pippo baudo", un'altra "che bel culo", un'altra "x factor" (mi sfugge che senso abbia gridare a qualcuno il mero titolo di una trasmissione cui egli partecipa senza dire altro, ha una sinistra eco afasica alle mie orecchie...), e sento che si spande sotto la bella cupola di questo splendido teatro il palpabile miasma della tivvì.
In queste condizioni l'improvvisazione non ha semplicemente senso perché si nutre dell'atmosfera e dell'energia della sala. E dunque? Dovrebbe forse fare come il buon foucault che metteva le lezioni alle otto di mattina per scoraggiare le signore che volevano solo vedere che faccia aveva?? dovrebbefare dei bei concerti nei boschi con la luna piena e una serie di indicazioni cifrate per raggiungerli? Naturalmente non è il 'pubblico' il problema: sono le cose che fai che costruiscono il tuo pubblico;
se semplicemente superasse questa posa della "follia", dell'improvvisazione (peraltro capisaldi di una certa idea romantica dell'arte e delle avanguardie abbondantemente decostruita, anche se il pubblico di isfàttor non lo sa e, chissà, nemmeno lui…) e tornasse ad una profondità e a una concentrazione che ha (avuto) quando scrive, quando incide e anche quando l'ho visto suonare anni fa, farebbe un bel regalo a se stesso a noi e persino (cosa non secondaria) al pubblico 'videns' a cui magari viene voglia di diventare anche udente… Se invece pensa che recitare la prima ecloga di virgilio in tivvù debba bastare a garantire la sua profonda 'genialità' (orrenda ambivalente parola) … beh, mi dispiace ma questo mi bastava, diciamo, fino alla seconda media. E se pensa di poter disprezzare tutte le persone che lo ascoltano perché si ritrova con i teatri pieni di telespettatori questo produrrà semplicemente la distanza di chi sinora lo credeva un musicista che rispetta quello che fa.
si rilegga meglio le tanto citate regole di vita musicale "suona sempre come se ci fosse un maestro ad ascoltarti".
Quella che è mancata non è solo la sua voce, ma la sua presenza, nel senso più pieno del termine.
La seconda parte del concerto dopo una lunga pausa da cui è tornato 'nellasuadimensione' in felice epoché, è stata migliore; più sguaiata e più disperata anche; la parte del 'lato oscuro': il cavallo a dondolo (dove, per inciso, con un certo gusto ha sparato contro il pubblico "sognando di ammazzare tutti voi"), cieli neri, e la parte mistica con 'walking on air', tenco, il mio regno, densa di nostalgia. A tratti c'era una evidente e penosa fatica vocale, a tratti si ricordava come usare la sua voce e ritrovava un'intenzione, come in "don't let me down". Grida disperate e deliri vocali impertinenti che a me piacciono e alcuni fili riconoscibili, palpabili per chi lo segue. E certo il pianoforte sostiene e sviluppa in modo autonomo e sottile una propria storia, un colore, dà un sostegno sempre presente, una rotta, anche e soprattutto nelle incertezze. Certi sviluppi melodici un po' orientali e qualche bello stacco clavicembalistico, un po' bachiano, in cui si gode davvero. Ma non basta, certo, elisaday ha ragione, fa solo intravedere quello che potrebbe essere.
Per quanto mi riguarda, giovedì sera ho avuto conferma di ciò che già sapevo: la televisione non è un mezzo neutro che puoi attraversare, ma è un dispositivo che ti attraversa.
M. è ormai in televisione anche quando non c'è.
E questa è esattamente la natura della televisione. Non è un 'canale neutro', è un linguaggio.
Lo sa che c'è un prezzo da pagare per questo o è davvero convinto di essere immune dall'erosione della estenuante ripetizione televisiva? Il ciel lo aiuti…
Oppure si tratta semplicemente di arroganza, dato che in quel teatro era palpabile una specie di sottile disprezzo per chi lo ascolta. Non ho mai pensato che m. sia buono, particolarmente rispettoso o che non sia capace di cadute tremende, ma che fosse un generoso e un adepto del dispendio, questo lo pensavo. Invece mi pare che confonda il dispendio e la libertà con la leggerezza. Non è la stessa cosa davvero.
Verranno tempi migliori. Per quanto mi riguarda spero che fugga dalla scatoletta tritacarne, che oscuri la sua immagine mediale che si faccia dimenticare da alcuni per ritrovare altri.
Ma so che non lo farà, causa narcisismo che ha diritto di coltivare come meglio crede. Continuerà a dire che nessuna scelta è necessaria, ma invece io il prezzo l'ho visto giovedì sera e mi ha veramente disamorato; la tv del flusso è il contrario dell'apertura e della libertà, riassorbe fatalmente ogni alterità (e già c'è una bella differenza tra uno che porta in tv le sue belle vecchie giacche trovate chissà dove e uno che si fa disegnare un 'total look' da indossare per contratto in cui è griffata anche l'ultima macchiolina di leopardo delle mutande).
Che con coraggio si butti in altri progetti, radio, ricerca, scrittura, studio Da queste sane distanze, io penso, potrà anche fare televisione. Ma senza rinforzare il suo 'fuoricampo' – cioè, banalmente, la fatica anche di preparare un concerto - vedo solo tristi esiti all'orizzonte e, per me che amo questo artista, frustrazione. Qualcuno dirà che queste cose le fa già, ma esse hanno degli effetti: se uno le fa, si vede. chi va in profondità, in superficie non ci può stare, non a lungo. Non sono una purista, guardo la televisione anche la più popolare, mi diverte vedere x factor. Ma so che un certo grado di ricerca e un certo tipo di umanità semplicemente non è compatibile con quel medium nella sua accezione neotelevisiva. Si può tentare di stare in equilibrio, ma ci vuole molta maestria e consapevolezza.; E arguzia: inventarsi cose per sottrarsi e spostarsi continuamente, stare senza stare, non abbandonare ciò che conta. Tenendo, del resto, presente che ogni spostamento laterale, ogni atto 'anarchico' è spesso proprio quello di cui la scatoletta è più ghiotta.. Non lo dico io ma quelli che hanno pensato queste cose per noi e ce le hanno regalate.
Va da sé che almeno finché è palese che i suoi interessi sono i telegatti, gli opinionisti e la medaglietta di intellettuale (oh jesus!) conferitagli da gente che presumibilmente compra i libri a metri per arredare casa, eviterò di andare ai suoi concerti; non mi piace farmi mandare a quel paese. Attendo nuova scrittura e mi faccio passare il disincanto. Sopravviverò. Speriamo che non finisca nel modo che ora mi pare più plausibile: uno che puo' parlare a tutti, ma non hai più niente da dire.
Scusate la lungaggine, scusate davvero, ho una netiquette molto primitiva, chiedo perdono se vi ho annoiato, censurate, ma per me ora queste sono le cose più importanti da dire su m (di chi è innamorato no me ne batte nulla) anche se solo di passaggio e grazie per questo spazio.
 
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95 replies since 21/1/2009, 20:20   3085 views
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